La cura dei 50 giorni: un successo garantito

I bambini fossanesi malati, come si è visto QUI, venivano inviati alle cure marine.

Ai figli delle famiglie povere, gracili ma rigorosamente in salute, invece ci pensò nella prima decade del Novecento un concittadino che brillò per benemerenze e attaccamento alla comunità: Salvatore Sacerdote, il quale nel 1907 aveva perso il proprio figlio Enrico, morto venticinquenne.

L’avvocato, che diverrà anche sindaco di Fossano, devolse alla sua memoria una rendita per i bambini non abbienti, versata alle Colonie Alpine Marine per fanciulli poveri, poste sotto l’alto patronato di S.M. la Regina Margherita.

La nuova colonia alpina – la XXVIma -, denominata “Enrico Semaria Sacerdote, dal 1907 accetterà una ventina di bambini esclusivamente fossanesi per ben 50 giorni.

“Facciamoci riconoscere”: l’esordio movimentato dei pargoletti

Il primo anno i piccoli furono mandati piuttosto lontano siccome ancora non s’era trovata una collocazione vicina. La domenica del 21 luglio 1907 toccò loro una levataccia, perché il treno sarebbe partito alle 5:30 da Fossano. Un assistente maestro, inviato da Torino il giorno prima, s’incaricò di accompagnarli fino a San Grato in Sordevoto, nel biellese.

La relazione finale della loro permanenza fu abbastanza positiva, se non fosse che

notossi in principio una speciale rustichezza in alcuni di essi e la spiccata tendenza di usare tra loro e con altri compagni di Torino termini volgarissimi, tra cui primeggiava quello di “bastardo“.

Un epiteto che caratterizzò i bambini fossanesi, alquanto animosi, tanto che a uno di essi fu anche data una “nota speciale”

per essersi introdotto furtivamente in una proprietà privata a rubar frutta, deludendo maestrevolmente la vigilanza assidua del maestro addetto alla sua squadra.

Pare quasi che con quel “maestrevolmente” si volesse conferire una sorta di merito all’intraprendente fanciullo, capace di sfuggire al controllo del sorvegliante.

D’altronde il regolamento, in relazione alla disciplina, parlava chiaro:

La calma serena di una buona e ben nata famiglia deve regnare nella Colonia. Non vi sia altro chiasso fuorchè la lieta gazzarra dei fanciulli. Sono vietati i giuochi pericolosi e le recitazioni esagerate. Il personale di governo curerà la pronta repressione delle più piccole mancanze. Le punizioni saranno: 1. isolamento nei pasti. 2. Ammonizione semplice. 3. Ammonizione solenne dandone notificazione ai parenti. 4. Esplusione dalla Colonia.

Nel caso dei bimbi fossanesi si procedette con

l’isolamento dei più refrattari, che consisteva nel privarli di prendere parte ai trastulli coi compagni e mercè le amorevoli cure del personale dirigente.

Gli educatori pensarono bene di far loro saltare i giochi anziché i pasti, e i provvedimenti sortirono gli effetti desiderati, visto che le cose però cambiarono tosto…

Le giornate nella colonia montana

Negli anni successivi il soggiorno montano si svolse quasi sempre a Valdieri o a Entracque, e di frequente accadde che ai piccoli fu data l’opportunità di conoscere la famiglia reale, lì in villeggiatura. La regina di consueto regalava loro i confetti, oppure dei dolci in occasione del suo onomastico.

Il corredo richiesto era differente per genere, ed è curioso che unicamente ai maschi fossero prescritte le mutande, peraltro soltanto due:

L’attività per i bambini, in quei cinquanta giorni, era comunque piuttosto serrata: alle 06:30 ci si svegliava, si facevano le pulizie, si recitavano le orazioni e un’ora dopo si andava a colazione. Dalle 08:00 alle 11:30 c’era la passeggiata; a mezzogiorno il pranzo; dalle 13:30 alle 15:00 ci si riposava; poi seguiva un’ora di canto, istruzione, merenda e la tenuta di un diario individuale o della corrispondenza con i familiari; dalle 16:00 alle 19:00 altre passeggiate all’aperto; cena subito dopo e, infine, alle 21:00, il rientro in dormitorio per il riposo notturno. La domenica invece era

consacrata unicamente al riposo, all’adempimento dei doveri religiosi, alla miglior pulizia degli abiti e dei locali, ed alla distribuzione delle medaglie.

Irriconoscibili – o quasi – al ritorno a Fossano

Uno degli aspetti più singolari era il sorprendente cambiamento fisico dei bambini, che mentre a casa conducevano una vita di ristrettezze e di stenti, in montagna si giovavano di una dieta ricca e di camminate salutari.

La razione giornaliera era composta da 90 grammi di carne per i bimbi da 6 a 9 anni, che ammontava a un etto per quelli da 9 a 12 anni; 400 grammi di pane per i piccini e 450 grammi per gli altri; 150 grammi di pasta e 230 di latte per tutti.

Sappiamo perfino il menù:

Colazione: latte e pane.

Pranzo: minestra e carne lessa (lunedì, mercoledì, venerdì e sabato); minestra e carne in umido con verdure (martedì, giovedì e domenica). Alla domenica pasta asciutta; al giovedì risotto; al venerdì riso in brodo. Pane a volontà.

Merenda: pane in quantità non superiore a 1/4 della razione e frutta quando veniva regalata.

Cena: minestra e pane.

Per non suscitare invidie era vietato somministrare cibo differente ai bambini.

Curioso appurare che

il vino verrà distribuito ai fanciulli soltanto se sarà regalato, ed in ogni caso mai in quantità maggiore di 1/10 di litro a pranzo e a cena, e si darà annacquato.

Agli adulti invece era contemplato in misura di un litro al giorno per gli uomini e di mezzo per le donne.

Il cambiamento fisico era significativo: una tabella infatti descrive le misure dei bambini a inizio e a termine soggiorno, e da questa si evincono i notevoli miglioramenti. Nel 1910, a titolo d’esempio, un certo Mulassano è riuscito a ingrassare di ben cinque chili, su una media di tre chili abbondanti di molti, e il suo compagno Pietro Vissio è rincasato con cinque centimetri aggiuntivi in altezza!

Si può soltanto immaginare lo stupore dei genitori, riabbracciando i propri figli!

Con il passare degli anni però il numero dei fossanesi diminuirà, perché la Colonia non potrà sopperire alle tante spese e alle problematiche connesse ai conflitti mondiali: l’estate del “43 sarà l’ultima per i solo più quattro bambini destinati in vacanza a Bagnasco.

Note di riferimento