Il “campo solare” presso il fiume Stura

Il “campo solare”, come venne definito dal prefetto di Cuneo allorché nel 1930 ne sollecitò l’istituzione, sorse presso lo Stura nel medesimo anno. Conosciuto in città come colonia elioterapica, sei anni dopo verrà intitolato “IX Maggio” per ricordare la proclamazione l’Impero: lo stesso giorno oggi – per una sorta d’ironia della sorte -, è la festa dell’Europa.

La colonia elioterapica è stata una delle più riuscite e utili attività del periodo fascista sul territorio, sebbene l’elioterapia non fu una scoperta del Regime, come descritto QUI, ma una pratica terapeutica già in uso nell’ultimo trentennio del secolo antecedente.

Alla circolare prefettizia, che raccomandò ai podestà delle maggiori città della provincia la fondazione di una colonia fluviale, seguì una raccolta fondi organizzata dal Partito Fascista fossanese: il sabato sera del 14 giugno 1930 sul bastione del Salice la banda musicale “Arrigo Boito” suonò della marce, mentre «un’orchestrina di dilettanti eseguì dei ballabili». Il podestà Dompé si premurò di richiedere alla SIAE «le maggiori riduzioni possibili sul pagamento dei diritti dovuti».

Nel “31 un introito di 5000 lire, proveniente dalla liquidazione dell’Ente Autonomo dei Consumi, fu trasferito a beneficio della struttura per precisa volontà del podestà Dompé, che così chiosava la comunicazione al Commissario dell’Opera Nazionale Balilla:

«Mi lusingo d’aver assunto un provvedimento della più alta efficacia per il benessere dei figli del popolo, e formulo il miglior augurio per l’avvenire della Colonia»

Venne anche indetta una lotteria, nella quale il Comune compartecipò offrendo come primo premio una macchina da cucire Singer del valore di 1180 lire. L’apparentemente bizzarro dono messo in palio aveva una sua ragione: la scuola di avviamento al lavoro industriale fu trasformata ad indirizzo commerciale e quindi l’attrezzatura precedente, ancora in ottimo stato, non sarebbe più servita. L’arte di non sprecare nulla.

Tra le fresche frasche

L’ubicazione fu scelta sui terreni di proprietà del cavalier Giovanni Felice Negro, con il quale si stabilì un canone d’affitto per nove anni. Poco a poco la struttura, che nel primo anno ospitò cento bambini e altrettante bambine, arrivò ad accogliere nel 1936 430 ragazzini nei due turni estivi di un mese ciascuno, tutti assistiti gratuitamente. L’anno dopo le presenze ammontarono addirittura a seicento tra luglio e agosto!

I piccoli erano seguiti anche da un medico, retribuito giornalmente 1,20 lire; i dottori erano soggetti a una turnazione e tra i loro compiti vi era anche la vigilanza sulla dieta alimentare, che prevedeva la somministrazione per ogni pasto di 100 gr. di pastasciutta o di riso a testa; altrettanti di carne, oppure 80 grammi di pesce o un uovo; 50 grammi di frutta e 200 di pane. Una manna per i bambini, che a casa non avrebbero avuto un’opportunità simile. Un investimento, d’altro canto, per future reclute in salute, chiamate a servire la patria.

Nel 1934 il prefetto encomiava il funzionamento della colonia, presa a modello come la migliore della provincia, e suggeriva l’incremento delle colture arboree. Evidenziava altresì una problematica igienico-sanitaria diffusa all’epoca, oggi soppiantata dalla profilassi contro le zanzare, annotando che

ricorrere ai comuni espedienti della lotta contro le mosche, oltre ad esser di utile diretto alla colonia, sarà di efficace ammaestramento ai bambini che vi sono assistiti, che potranno imparare e rendere edotte le famiglie come spesso non sia difficile lottare con vantaggio contro tali insetti molesti e pericolosi.

Inoltre poneva l’attenzione sulla necessità di disporre di un mezzo pubblico per il trasporto dei bambini, per non stancarli eccessivamente al ritorno. In effetti il punto di ritrovo mattutino – e poi d’arrivo serale – era la palestra comunale dietro la piazza d’armi: si può ben immaginare cosa significasse scendere a piedi – e per forza di cose risalire nel secondo pomeriggio, sotto il sole – la via che dalla città va verso Salmour, per poi girare a sinistra dopo il ponte di San Lazzaro e proseguire ancora di parecchio lungo la vicinale parallela al fiume, per ritrovarsi infine dinnanzi, dall’altra sponda, il costone naturale di Via San Michele sul promontorio.

Mens sana in corpore sano

Tra i medici dediti alla vigilanza sanitaria sui bambini ve ne fu uno in particolare che promosse la cura rigenerante delle colonie: il dottor Sebastiano Avagnina, il quale nel 1935 pubblicò un manuale intitolato Per l’assistenza alle colonie elioterapiche ad uso delle infermiere della Croce Rossa Italiana e degli assistenti alle colonie.

Tra i vari aspetti affrontati l’autore sottolineava l’importanza della vita collettiva condotta all’aperto, così ripartita:

la giornata alla colonia fluviale è divisa in libero gioco; bagno, esercizi ginnastici al sole, pranzo, libero gioco, ginnastica, merenda, libero gioco, partenza alle ore 16 dalla colonia…

e più avanti sosteneva che

in regime fascista lo sport e l’educazione fisica sono passati da una fase molto empirica a una fase più razionale e scientifica, e a una funzione veramente statale… educazione fisica vuol dire formazione di corpi più forti, più robusti, più belli…

Ragion per cui, dopo una piccola colazione, il dott. Avagnina consigliava di far eseguire ai balilla una serie di esercizi:

Posizione d’attenti; circonduzione delle braccia; rotazione della testa avanti e indietro, a destra e a sinistra; esercizio respiratorio con mani alla nuca; esercizio respiratorio con mani alle anche; sollevamento delle braccia in avanti; flessione del corpo in avanti e in basso; flessione delle gambe con le mani alle anche o in avanti; respirazione dinamica.

Tutti gli esercizi dovevano essere eseguiti a corpo nudo, nelle prime ore del mattino e la sera. Si raccomandava di evitare l’affaticamento.

La foto è postuma al 1936:
in primo piano a sinistra infatti si nota la statua della Vergine della Provvidenza
donata dal vescovo Soracco in quell’anno.
Oggi è collocata sulla colonna già del monumento ai caduti,
all’imbocco della strada per il santuario di Cussanio.

La colonia elioterapica: santuario della religione di Stato

L’uso delle colonie fluviali, montane e marine non soltanto come soggiorno estivo bensì come promozione del culto del Regime è stato oggetto di studio della storiografia contemporanea; al caso fossanese è dedicata una tesi di laurea di Luca Pellizzari, consultabile in biblioteca.

Il fascismo colse in questi ritrovi collettivi – ma non soltanto nelle vacanze estive – l’opportunità per formare le giovani leve, improntandole allo spirito marziale e ai riferimenti ideologici del partito. Un approccio pure simbolico, veicolato durante le giornate nella colonia, è ben illustrato da questa fotografia, nella quale, davanti al classico castello di sabbia, troneggiano la svastica nazista affiancata dal fascio littorio.

L’educazione di matrice militaresca trovò l’espressione più riuscita nella visita dei gerarchi alla colonia. Nel 1937 infatti il prefetto e comandante federale, con altri camerati, fecero un sopralluogo a Fossano.

L’evento richiese preparativi straordinari: si fece togliere la polvere dalla strada e si provvide all’innaffiamento del tratto viario da Piazza d’armi alla colonia, soprattutto dalle 10:00 alle 11:00 e dalle 14:00 in poi nella domenica del 25 luglio. Per quel giorno ogni bandiera disponibile della città fu destinata laggiù; così pure «un congruo numero di guardie nei pressi della colonia, in alta uniforme, per vietare l’ingresso ad estranei e per sorvegliare le automobili che saranno depositate nei pressi della colonia stessa». Una precauzione comprensibile, allorché il troppo sole estivo avesse mai dato alla testa a qualcuno, inducendolo a gesti avventati!

Nel 1941 gli atti d’archivio riportano “Italo Balbo” come nuova denominazione della colonia, che resterà attiva soltanto per alcuni anni ancora: l’11 aprile del “45 il comitato provinciale dell’Opera Nazionale Balilla invitava ancora il podestà a programmare la prossima stagione estiva… a una quindicina di giorni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo!

A luglio Luigi Bima, come rappresentante pro tempore dell’amministrazione cittadina, firma l’elenco dei beni mobili della colonia passati in consegna all’Unione Sportiva Fossanese: piatti, imbuti, schiacciapatate, schiumarole, mestoli, bicchieri, scodelle… una lista che nella sua scarna descrizione riesce comunque a evocare quel mondo fanciullesco fatto di risate e di schiamazzi, di profumi di pasta al sugo e di odori di sudore: l’infanzia genuina, che dal fascismo si apre a un futuro nuovo nella Repubblica che di lì a poco arriverà.

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